Sono stata al Museo delle Scienze, il MUSE, a Trento a veder una mostra particolare sugli animali estinti. E ci sono ben due mostre su questo tema.
Due perchè una si occupa delle estinzioni del passato che sono avvenute spontanee. Invece l’altra è quella che facciamo noi. L’uomo che trasforma l’ambiente in tal modo che animali non trovano più un habitat oppure vengono uccisi in massa da non ristabilirsi.
Ricerca e devulgazione sulle estinzioni nella storia della terra, maggiormente grazie alle catastrofi. Ci sono cinque grandi estinzioni paleontologiche che si sono svolte in 500 milioni di anni.
I reperti provengono da tutta l’Italia. Troviamo un dinosauro sauropode gigantesco ma anche la testa di un neanderthaler. Tutto l’esposto è originale. Tramite storie e racconti si inizia a capire meglio, di comprendere perché è anche ‘normale’ nella vita della terra che alcuni si estinguono, altri rimangono vivi e ancora altri vengono nuovi.
Tramite installazioni multimediali, video, spazi interattivi, interviste oppure animazione ci moviamo da un’epoca all’altra, vediamo sparire un’animale dopo l’altro, aparire il homo neaderthalensis e anche l’ homo sapiens. Si ci offre un dialogo tra scienza e società.
Ho imparato parecchio. Ma quello che mi ha colpito di più è difinitivamente quanti sono già spariti in modo ‘naturale’, e quanto l’essere umano oggi, l’unico che ha messo nel suo nome la parola ‘sapiens’, fa distinguere grazie alla trasfomazione del pianeta, grazie alla uccisione di animali per motivi vari, maggiormente per il proprio divertimento. Mi ha fatto pensare ancora giorni dopo che l’uomo, da cosi poco sulla scena, ha ditrutto in un batter d’occhio quello che milioni di anni andava bene da solo.